Akron/Family – Sub Verses
Dead Oceans – 30 aprile 2013
http://akronfamily.bandpage.com/
Siamo contenti di ascoltare ormai da un mese ogni giorno Sub Verses, nuovo album dei newyorchesi Akron/Family. Siamo anche contenti di sentire che alcuni dei pezzi sull’album derivano dalle improvvisazioni durante il concerto di un anno fa al Bitte di Milano. All’ascolto sai che l’insieme pur avendo forti tratti romantico-spaziali, che senza dubbio piacciono, se te li trovi di fronte sul palco questi fanno trapelare poco di romantico, espressione risucchiata in un vortice di macchinari analogici ed espulsa come una nuova galassia sonora in cui completamente perdersi.
Quando tutto quello che viene dagli Stati Uniti d’America è ormai scadente o già scaduto, la musica che viaggia al di sotto dell’Industria meno male può ancora vantare bellezza. E con gli Akron certamente si può parlare di un genere che sta muovendo qualcosa di nuovo, come se all’orizzonte nebbioso si potrebbe pensare che un giorno ci vestiremo totalmente diverso come accadeva con i cambi di moda tra un secolo e l’altro (sono curioso di vedere, se mi sarà consentito a 70anni, se porteremo ancora jeans o giacca-cravatta nel 2052). Perché il nuovo nasce sempre come forma sottilissima e pressoché percettibile all’interno di forme già esistenti, certamente un po’ fastidioso e cresce a ritmo costante fino a quando travolge e si installa, che piaccia o no. E mi sembra di sentire che le forme sottilissime presenti in questo album fanno presagire qualcosa di vagamente epico e che attinge ad una necessità di coinvolgere la gente in una enorme e più alta presa di coscienza del mondo. Prendete per esempio Sometimes I, in cui viene detto “a volte mi stufo di stare in piedi su qualcosa che vedo” e poi “non vedo nulla in questa vita“.
Lui non vede nulla in questa vita. Anche perché oggi è proprio il nulla che sta presente ovunque nelle sue varie forme di reiterazione. Così conclude anche Jep(pino) Gambardino ne La Grande Bellezza.
Il nulla è il Papa, un uomo qualunque che si permette di conoscere il disegno di Dio. Il nulla è la ricchezza e lo è sempre stato, il nulla è la nostra grandiosa epoca di menzogne. Il nulla siamo noi che siamo squilibrati, in tutto e per tutto.
Buttiamo giù un sorso di vino e caffè e concludiamo che ritmicamente questo album è una figata e questo aggettivo gergale vale lo stesso per le voci e le armonie. Da acquistare qui e qui. Qui e qui invece c’è altra roba.
Gwen.