Daniele Santagiuliana – Jeremiad
DANIELE SANTAGIULIANA – Jeremiad
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A cura di Fango Bianco
Una camera vuota e buia.
Forse non è buia, ma mancano i colori.
Quando arriva il frastuono iniziale si teme il peggio ma, col passare dei secondi questo si seda, lasciando spazio ad una chitarra stanca e ad una voce che si libra nel grigiore, lirica, sofferta ed ubriaca. And Then… è già finita e si passa a Little Led Red Light, una piccoa luce, quasi una fiammella, quella che probabilmente separa la vita dalla morte. Dalla morte già… perché la voce di Daniele arriva ma è come se fosse trattenuta nell’oltretomba; si dinoccola oscura su gravide note basse di chitarra e farfisa e l’insieme è privo di slancio, bloccato e fermamente basso, prende direttamente lo stomaco oltre alle orecchie. My Last Will dice tutto sin dal titolo, e rincara: “When my time will come I don’t want nobody around“. Quando il mio tempo verrà non voglio nessuno attorno, eppure è difficile staccarsi di dosso queste canzoni, quasi impossibile, pregne come sono di un fascino oscuro e diretto, semplice, basico, l’espressione diretta tra artista ed ascoltatore. Bedlam parte ed è un western in bianco e nero, un predicatore stanco recita al suo gregge in mezzo alla polvere e le immagini che vengono a crearsi sono presagi di sventura abbracciata come inevitabile. Il controcanto di Brother spezza la solitudine, ma forse è solo un gioco di specchi spuntati nel baratro. The Sink Dream ci riporta giù, ed ogni battuta è un colpo di pala mentre la temperatura cala. Quando arriva la title track non abbiamo più alcuna difesa ed invece di un calcio in faccia ci aspetta uno splendido abbraccio, un’invocazione, una confessione che ci unisce. Il tutto si chiude con An Obscure Saint, che inizia lenta, ebbra e biascicata. Alla sua chiusura ci si ferma, senza sapere quale potrebbe essere l’azione che dia continuità a quanto ascoltato finora. Forse solo far ripartire il disco. Quest’album è formato da pochi elementi, tutti lancinanti; ne esce una litania magnetica.
Entrateci, e vi ci perderete.
Daniele da anni sperimenta sonorità molto diverse fra loro; con questo album ha tolto tutto di mezzo entrandoci dritto nel cuore.
Cinque coniglietti, album senza tempo.