Gli Spiritualized ai Magazzini Generali, 11 novembre 2012
Jason Pierce atterra a Milano con la sua astronave. E fiumi di lacrime piovono sul mio viso. Sono impaziente. Quasi un’attesa divina. Risulta impossibile non commuoversi. L’ultima apparizione degli Spiritualized nella penisola risale a circa quindici anni fa, in quel di Arezzo. Gli anni in cui salire su un palco e cominciare con quello che tutti normalmente definiscono come un “finale”, una lunghissima coda noise, sembrava quasi un atto sovversivo. Non appena Jason Pierce aka J. Spacemen si manifesta sul palco lo stupore è garantito: tipico rigore british e un’eleganza indiscutibile con gli immancabili occhiali da sole che lo caratterizzano. Intorno a me la presenza di quarantenni dall’aria matura e intellettuale, e non la solita fauna chiassosa di omologati hipster: tiro un respiro di sollievo. Si preannuncia un bel concerto.
Estraggo una moretti, che avevo timidamente imboscato nel cappottone verde infeltrito, per intraprendere il mio viaggio psichedelico sulle note di “Hey Jane”, primo singolo tratto dall’ultimo album “Sweet Heart Sweet Light”. Chitarre noise creano un tappeto sonoro eterno da far vibrare persino i calzini, mentre la voce di Pierce ti tocca dentro. I visual retrostanti alla band, raffiguranti galassie sconfinate, sfumano in tonalità violacee. C’è proprio tutto per rendere il viaggio il piu’confortevole possibile.
I brani si susseguono, prima urlati, poi sussurrati, e poi arriva lei: “Ladies And Gentlemen We’re Floating In Space”. La canzone fu scritta per sancire liricamente e simbolicamente la separazione dall’ex fidanzata e co-astronauta Kate Radley, che degli Spiritualized era la tastierista. Un pezzo sublime in grado di coniugare magistralmente gospe e alterazione mentale. Un incessante dialogo con Dio all’interno di un iperspazio “barrettiano”. La canzone “Mary” come un grido d’aiuto che sembra intonato da un’astronave in fiamme che ci trasporta in atmosfere psico-drammatiche irradianti spiritualità aliena. Il pubblico sempre piu’ disorientato riprende coscienza di sé sulle note di “Come Down Easy”, pezzo indelebile degli antecedenti Spacemen 3 da far ballare anche il buttafuori. L’ultimo brano è “Smiles” ultima intensa sassata noise per prepararci all’atterraggio sul pianeta terra e riportarci alla consueta normalità tra disagio e felicità.
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