Going wild with The Jackets!
ATTENZIONE!
ACHTUNG!
ATTENTION!
Non ascoltate i The Jackets se non siete pronti a scatenarvi.
Il 25 ottobre li abbiamo incontrati prima del loro concerto al Joshua Blues di Albate (CO) .
Il trio è nel pieno del suo tour europeo, partito a maggio da Zurigo per presentare al pubblico il quarto album: «Queen of the pills», pubblicato dall’etichetta discografica svizzera Voodoo Rithm Records.
I The Jackets sono:
Jack Torera | voice and guitar
Chris Rosales | drums
Samuel Schmidiger | bass
Cosa ci hanno raccontato?
Scoprilo nell’intervista audio (in inglese) o leggi la versione in italiano qui di seguito.
Benvenuti a Como. Ieri sera eravate a Firenze. Com’è stata la vostra performance sul palco?
Amessying 🙂 Grandiosa! Abbiamo conosciuto molte persone, abbiamo bevuto forse un po’ troppo, ma ci siamo divertiti molto…
Come sta andando il tour? Siete di Berna, quindi siete partiti dalla Svizzera
Sì, poi siamo stati in Francia dove abbiamo apena fatto quattro show, ne facciamo quattro in Italia, poi torniamo a casa qualche giorno giusto per lavare vestiti e mutande, poi di nuovo in Francia.
Da quando suonate come The Jackets avete fatto anche tour fuori dall’Europa
In realtà abbiamo iniziato con un breve tour insieme alla band francese The Magnetics e sei mesi dopo abbiamo pubblicato il primo disco, era il 2008. Comunque sì, siamo cresciuti velocemente: abbbiamo iniziato a suonare molto in Svizzera che, però, è un piccolo Paese; noi siamo una band europea, quindi abbiamo sentito la necessità di espanderci in Europa, poi siamo stati due volte negli Stati Uniti e in Canada. A febbraio torniamo negli USA e, per la prima volta, in Messico. Cerchiamo di andare sempre oltre: nuovi posti in cui suonare e nuove persone da incontrare. In futuro ci piacerebbe andare in Giappone, Australia e Nuova Zelanda.
A giugno avete pubblicato il vostro quarto album, Queen of the pills, con la Voodoo Rithm. Che risultati avete avuto da questa collaborazione e come siete cambiati in questi anni?
Ce lo chiedono spesso 🙂
La cosa importante di questo disco è che è stato prodotto da King Khan. Un paio di anni fa siamo giunti alla conclusione che avevamo bisogno di qualcuno che avesse una vision, che ci guidasse dalla scrittura al modo di suonare e di strutturare i dischi. E King Khan lo ha fatto, rendendo Queen of the pills il nostro disco migliore. Anche Reverend Beat Man della Voodoo Records ha apportato alla band una grande ispirazione artistica, oltre ad aver contribuito alla crescita della band. Stiamo lavorando con un team che ci rende davvero sicuri della produzione discografica.
Non so se è una domanda opportuna, ma come mai a un certo punto avete cambiato etichetta? Cosa rende un’etichetta preferibile?
Con la Voodoo Rithm abbiamo pubblicato già due dischi e un singolo. Prima eravamo alla Sound Flat, tedesca. Anche con loro ci sentivamo in buone mani, ma sono due etichette diverse. Hanno soprattutto due audience diverse, cosa molto importante. Quello che fa la differenza è poi la distribuzione, la possibilità di fare molti show, di passare in radio, ma anche essere nella stessa città aiuta molto e la Voodoo Rithm ci assicura tutto questo, essendo conosciuta a livello internazionale non solo nel garage-punk.
Il disco è stato mixato da Jim Diamonds: produttore dei White Stripes, ma soprattutto dei Sonics. Com’è stata questa collaborazione? Vi ha raccontato qualche aneddoto?
In realtà ha collaborato con i White Stripes quando erano ancora agli esordi. Comunque lo abbiamo incontrato solo di sfuggita in aeroporto quando stavamo andando a un festival: noi eravamo nel bus e lui scendeva dall’aereo. Abbiamo collaborato con lui a distanza, inviandogli il materiale da mixare, quindi nessuna storia sui Sonics. Sappiamo che ha suonato un paio di volte con loro, ma questa è un’altra storia.
Comunque è stato un grandissimo personaggio e ha fatto un gran lavoro per noi: senza il suo apporto, quello di King Khan e dell’ingegnere del suono, il disco non avrebbe mai avuto questo suono.
Jack Torera: le tue ciglia nere sono diventate il simbolo della band
Sì, senza make up sarei nei guai probabilmente… (ironica)
E’ un riferimento ad Arancia Meccanica, o a Twiggy, ai Kiss o altro?
No, non mi sono ispirata a nessun personaggio in particolare, è solo un tratto per rendere più drammatica l’esibizione. E’ divertente interpretare un personaggio.
Mi piace! Mi piace anche il vostro modo di “stare sul palco”, molto folle. Sono curiosa di vedervi dal vivo, dopo aver visto i video
Su quali palchi sarete prossimamente?
Vicenza, Torino, ancora Francia, Germania…
Stancante andare in tour!
Sì, è stancante, ma è anche divertente, soprattutto se hai un nuovo bambino, (disco) è eccitante presentarlo al pubblico
Se vi piace il garage-rock, i The Jackets sono decisamente una band da tenere d’occhio!
Foto di copertina: Christa Minder