Jazz Summer Meeting 2019
Apertura e concerti del 13/09/2019
I concerti:
Venerdì 13 settembre 2019
The Jazz Trio
Nojakin
Sabato 14 settembre 2019
Sheldon Suter Trio
Ben Monder
Craig Leon
Reportage di due giorni di ordinaria follia jazz
Venerdì 13 settembre, mattina, sto lavorando. Squilla il telefono: è Gwen. C’è bisogno di qualcuno che segua il Summer Jazz Meeting 2019, un nuovo festival jazz al Foce -chi se ne doveva occupare ha avuto un contrattempo.
Questo mi permette di eludere una serie di cene e appuntamenti che evito volentieri, quindi accetto subito. Ma che cos’è, esattamente, questo Summer Jazz Meeting?
Il 13 e 14 settembre 2019 si tiene al Foce la prima edizione di questo festival, inserito tra le nuove proposte musicali di questa ricchissima (e ormai agli sgoccioli) estate ticinese.
Nato dall’incontro tra il team del Jazz in Bess, locale ormai storico per gli appassionati del genere, e la Divisione Eventi e Congressi della Città di Lugano, il Summer Jazz Meeting porta la musica jazz fuori dalla sua sede naturale, a incontrare il vasto pubblico luganese. Il luogo perfetto per questa trasferta settembrina è il Foce, fulcro di una scena artistica già ben consolidata. I concerti si svolgeranno nel Teatro, nello Studio ma anche nella splendida corte interna: un’invasione completa.
Proprio nella corte si sta svolgendo il concerto d’apertura del festival quando finalmente, traffico permettendo, riesco ad arrivare al Foce. Florian Egli e il suo trio (The Jazz Trio) incantano i presenti con la loro interpretazione degli standard del jazz più tradizionale dal palchetto circondato dagli alberi. È un inizio soft e l’atmosfera è distesa, anche grazie all’aperitivo offerto dall’Associazione Svizzera della Musica SONART, e riesco a scambiare due parole con vari personaggi senza i quali questo festival non sarebbe possibile:
Qui di seguito trovate l’intervista a Sergio Brivio e Fabio Pinto, entrambi membri dell’associazione Jazzy Jams e organizzatori del Summer Jazz Meeting 2019.
Un festival come questo non starebbe però in piedi senza il sostegno e la coordinazione della città di Lugano: abbiamo dunque fatto due chiacchiere con Filippo Corbella e Claudio Chiapparino, rispettivamente collaboratore e direttore della Divisione Eventi e Congressi della Città di Lugano.
Il sole sta tramontando, l’aria è ancora tiepida e nella corte si applaude la fine del concerto del Jazz Trio, ma io sono agguerrita e non lascio scampo nemmeno a Benedikt Wieland, che è qui a rappresentare la SONART e che probabilmente avrebbe preferito sorseggiare un buon Merlot piuttosto che rispondere alle mie domande…
http://podcast.radiogwen.ch/eventi/JazzSummerMeeting2019/4_EDIT_Wieland
C’è tempo per un’ultima intervista prima di scappare a preparare la tecnica per la diretta della serata (vi ricordiamo che i concerti sono stati trasmessi in diretta su Radio Gwendalyn durante il concerto e che sono riascoltabili qui sotto, NDR): intercetto The Jazz Trio quando già sono seduti a tavola in attesa della cena.
Finalmente sono le 21: la nostra diretta inizia e i Nojakîn si apprestano a suonare. Corinne Nora Huber guida questo gruppo svizzero in territori inesplorati all’incrocio tra jazz, folk e soul. La sua voce calda e il suo carisma catturano gli occhi e il cuore degli ascoltatori, trasportati in un universo sonoro unico. Diversi pezzi suonati vengono dal loro ultimo lavoro, “Perfection in a Bird”, ma c’è anche qualche pezzo nuovo, come “Hybernation”, in cui lei risplende come una nostrana Florence Welch. Intenerisce quasi quando racconta della sua recente infatuazione per il banjo, uno strumento snobbato dai più e che l’ha stregata durante la sua ultima permanenza a NYC; in altri momenti vorremmo non essere costretti su una poltrona per poterci abbandonare al ritmo.
Riesco a intrufolarmi nel loro camerino dopo lo show, per farmi raccontare da Corinne e Christoph Huber, Michael Haudenschild e Clemens Kuratle come nasce la loro magia:
La serata continua con Ethan Iverson, Joe Sanders e Jorge Rossy. Sono maestosi, il concerto è stato molto potente e siamo tristi di non potervelo riproporre qui su Radio Gwen: il trio ha purtroppo deciso di non concederci i diritti per il concerto, e non mi è stato possibile nemmeno scambiare due parole con loro. La mia serata finisce dunque qui, stanca ma felice di fare parte di questo festival; i volti degli spettatori mentre si allontanano dal teatro raccontano la stessa storia.
Dopo una buona notte di sonno sono più che pronta a riprendere il mio ruolo di reporter, e così sabato 14 settembre sono al Foce ben prima dell’inizio, per preparare con calma la diretta e raccogliere qualche intervista prima di cominciare.
È sul balcone del teatro che mi imbatto in Ben Monder, mito assoluto nel mondo della chitarra. Un nome di tutto rispetto sul programma: oltre al suo progetto solo, Monder ha collaborato con una grande varietà di artisti, collaborando anche a “Blackstar”, l’ultimo album di un certo David Bowie, per dirne una. Qui è dove mi racconta, con il suo fare timido ed esitante, che ha accettato ben volentieri di venire in Ticino per il Jazz Summer Meeting, sapendo che l’alternativa era una cena di classe delle elementari… nemmeno le star sono esentate da certe rotture, pare.
È ormai giunto il momento, calano le luci in sala: stiamo già trasmettendo in diretta, e iniziano a suonare Sheldon Suter e il suo trio. Suter è un nome già noto al pubblico del Jazz in Bess: batterista ticinese, si esibisce in Svizzera e ben oltre con una formazione che cambia pelle a seconda delle esigenze: particolarmente azzeccato qui il connubio tra batteria, sassofono e contrabbasso.
Dopo il concerto, i tre musicisti si raccontano ai microfoni di Radio Gwen:
Dopo un rapido cambio palco ci si tuffa di nuovo a capofitto nella musica, con l’ipnotica chitarra di Ben Monder, che dopo un inizio in sordina scalda i motori e ci trasporta in un universo parallelo. Quando finisce di suonare a noi sembra di essere appena scesi da un’astronave, ma l’avventura cosmica non finisce qui per questa sera: ci si trasferisce ora allo Studio per il set “interplanetario” di Craig Leon. Questo adorabile 67enne, dopo aver prodotto gruppi storici come i Ramones, Blondie o i Talking Head ed essere passato attraverso la musica classica, da Pavarotti a Joshua Bell, ha deciso di essere pronto per qualcosa di nuovo, e compone quindi le sue Anthology of Interplanetary Folk Music, che presenta stasera con tanto di videoart psichedelica ad accompagnarci nel viaggio. Peccato potervi ridare solo un assaggio di quella esperienza: potete ascoltare il suo set qui sotto, ma tutto il resto (l’ambiente, la luce surreale, il video ipnotico, la brezza fresca che entrava dalle porte spalancate dello studio) è riservato a chi c’era.
Non speravo di riuscire a parlare con Leon, e invece dopo il set è lui che viene da noi, incuriosito dal furgoncino della regia. “Sulla registrazione si sentiva bene il suono ragazzi?” ci chiede, sbirciando al mixer: ho ovviamente approfittato per fare due domande anche a lui.
Gli ultimi a esibirsi per questo Jazz Summer Meeting 2019 sono Der White Rauschen, duo zurighese tra psichedelia e techno da fare invidia ai migliori club di Berlino. Sono loro ad occuparsi dell’after party: prima che inizino a suonare intercetto Olivier Zurkirchen (Olan Galactica), metà Der White Rauschen (insieme a Domi Chansorn).
Mentre scambiamo due chiacchiere ancora non sappiamo come finirà la serata: con il kebab delle 3 del mattino, dopo qualche “problema tecnico” legato al volume dei pestoni che i due spingevano senza sosta, noncuranti della scarsa affluenza di pubblico… Un finale di festival molto jazz, nel senso puro del termine. Forse il Ticino non era ancora pronto.