Kilbi 2015 – impressioni a caso ordinate da un perché cronologico ****°
Impressioni a caso ordinate unicamente da un perché cronologico.
Inviati speciali sul territorio: Fabio Pozzorini & Damiano Merzari
Ok, pronti, si va. “ma quindi? mp3 o vaw?” – “ma si vai di mp3 e poi semmai lo tiri su con un maximizer!” – “bom dai allora abbiamo settato mp3, vediamo se va bene o no”. Si parte, in ritardo secondo quanto pianificato, come al solito. Ma non eravamo gli unici: “oh io arrivo 4 e 30! faccio dopo accrediti che ho bisogno di sciallarmi un attimo; 1 e 30 di coda, mega traffico, cazzo volevo vedere duck duck grey duck …”. “grüezi mittenant, alle billette foorvise bitte!” – “hallo” – “javoll, suppr mersi, adieö”.
[audio:http://podcast.radiogwen.ch/rubriche/festival/01_treno.mp3]Düdingen FFS, where the hell is bad bonn? “dai seguiamo quelli davanti, quelli con le birrette, sembrano quelli giusti”. Si cammina un tot circondati da campetti in coltivazione e casette con giardino e garage annesso; dopo una sigarettina e un po’ di small talk ci siamo! voilà! tre palchi: due all’aperto ed uno dentro il bad bonn, più un mostruoso ragno di legno alto 4 o 5 metri che ogni tanto scorreggia fumo ed una serie di stands pronti a fornire cibo, liquidi di vario genere e cianfrusaglie varie.
Il Besomi: “birretta?” – “eh si, con sto caldo obbligatoria” – “ok, vado!”. intanto io mi faccio un giretto, prendo conoscenza, l’intenzione é buona ma sento che non sarà facile, per niente. “salute!” – “cheers!” durante i ginevrini Duck Duck Grey Duck dei quali purtroppo sento solo le ultime due canzoni, una loro ed una cover, non mi ricordo di chi. Il Besomi non è convinto, io non capisco ancora bene cosa sta succedendo, va beh. Saluto degli amici bernesi – “presse? – Radio Gwen?” oh! shurnalischt? bisch am ufnäh? life überträgig? odr bootleg? – “aé, ci vediamo dopo eh!”.
Intanto Schnellertollermeier all’interno del Bad Bonn, riesco a sentire qualche canzone: wow! basso, chitarra, batteria, niente voce. Ritmi da ipnosi, forse krautrock? Non solo, anche un tot hardcore ed in generale molta energia. Si sente che conoscono bene i loro strumenti ma non te la fanno pesare e riesci ad immergerti subito nei loro loops. Purtroppo il locale è pieno e non riesco a vederli in faccia: mi piazzo in fondo, accendo il registratore e chiudo gli occhi.
Coordinazione tra i palchi eccellente: partono i Wand sul palco principale. Spingono, chitarre davanti, hm, molto interessante, super giovani, un mix tra T-rex e Ty Segall? In ogni caso non riesco a fermarmi per più di 3-4 canzoni; una certa irrequietezza di fondo mi spinge ad andare a fare un giro, accendo il registratore e registro l’ambiente che mi circonda.
Salgo le scale per raggiungere il posto panoramico del festival ed avere una visione d’insieme. Vedo due facce conosciute al bar di fronte, Pox e Paride, cerco il contatto visivo ma senza successo. Mi fermo un attimo, osservo grandi sorrisi ed abbracci tra i visitatori. Parto alla ricerca della prima intervista; un visitatore a caso, senza preavviso: “du, hoi, kilbi oder bad bonn?” – mi guarda perplesso, poi vede il mio pass e capisce che sono – forse – abilitato alla domanda: “hm, was meinsch genau?”, voglio sapere se è un visitatore accanito del Bad Bonn o se ci viene solo in occasione del Kilbi festival. La risposta è vaga, forse non sono riuscito a farmi capire. Mi siedo accanto al palco principale mentre i Wand terminano il concerto con un pezzo incredibile: muro di suono, composizione organica che culmina in un finale mistico. Bomba! Riascolto quanto registrato durante l’intervista, mah, non si capisce nulla, forse dovrei formulare diversamente? Sms: “in do sett?” È arrivato Dug. Fa in tempo a sentire qualche canzone ma vedo che deve ancora rilassarsi un attimo…
[audio:http://podcast.radiogwen.ch/rubriche/festival/03_wand.mp3]Mi alzo, mi giro e vedo la scritta presse-bus: ok, vado. Cerco qualcuno all’interno di questo bus adibito a luogo di interviste e filmati ma non trovo nessuno. Molto strano, solo qualcuno all’entrata che controlla se hai il permesso d’accesso o no. Va beh, scendo dal bus e mentre mi giro per vedere dove sto andando Mac Demarco è davanti a me e quasi ci vado a sbattere: mi chiede una roba tipo “hey, are you looking for me? wanna do an interview?”. Lui è la tranquillità in persona: niente, rispondo gentilmente che io mi devo ancora annunciare per fare un appuntamento e che sul bus non c’è nessuno e che quindi dovrebbe forse chiedere al tipo all’entrata della zona. Mi guarda perplesso, aggiunge “ok thanks”, io gli dico “ciao” e me ne vado. Ecco fatto!
Haha, l’occasione perfetta andata: il background ideale, nessuna preparazione, super spontaneo, quattro chiacchiere ed una viceroy, temi di discussione lanciati a caso… eh va beh. Ovviamente decido di andare subito a raccontarlo a qualcuno. “Haha, bravo pirla!” – “Minchia Pozz daai!” – “Be, complimenti!”. Tante risate, la vita è una festa. Mi siedo vicino all’entrata del Bad Bonn sorseggiando una birretta con pox, mi racconta della sua “fantastica” intervista con Mark Lanegan a Lugano fatta qualche anno fa per Radio Gwen. Osservo il pubblico del Kilbi. Mr. Airplane Man all’interno del club: due donne americane, 2 voci – chitarra e batteria. Partono decise ma capisco subito che non é la mia roba. Forse è anche una questione di palco interno. Scambio 2 parole con un’amica di Zurigo e noto che la gente mi guarda in modo curioso, poi la fatidica domanda un altra volta: “hey, bisch am ufnäh, machsch es bootleg?”.
Esco dal club e mi viene proposto di andare al fiume. Intanto la canadese Tanya Tagaq si sta esibendo sul palco principale con il suo particolare canto di gola su basi elettroniche e tribali: Björk, i lupi e le steppe, il freddo glaciale; decido di staccare e seguire gli altri.
[audio:http://podcast.radiogwen.ch/rubriche/festival/04_tanya.mp3]Orchestre Tout Puissant Marcel Duchamp quando torniamo, et oui! Pareri discordanti, un po’ troppo etno per i miei gusti.
[audio:http://podcast.radiogwen.ch/rubriche/festival/05_puissant.mp3]Non ci vedo più dalla fame, decido che è ora di una “würst im brot, 2 mal bitte!” sehr fein, danke!
Ad un certo punto sento delle pennate all’ingiù violentissime provenire da uno dei due palchi open-air: suono molto famigliare, accordatura aperta, volume stratosferico, echo a nastro e super-fuzz. ecco: Thee Oh Sees, pronti all’attacco. “Vieni, sound-check di rito”. Dug è già la davanti e non ci sta dentro. So che mi aspetta un concerto massiccio, denso e violento, da occhi aperti e posizione strategica; e così succede. Dopo 10 secondi davanti al palco non si può più stare: il chitarrista-cantante è una valanga sonora da 100 watt, i 2 batteristi sono di una compattezza incredibile, il basso spinge a fonfa e il pogo è di quelli senza pietà. Pochi momenti di tregua e quando accadono sono di una pesantezza fatale. Il cantato è quasi sempre in falsetto, ripetitivo e di una sottigliezza tagliente, le strutture sono molto tipo Can e Neu. Insomma: muscoli in musica, si arriva alla fine con lo scopo di non avere più nient’altro da dare, punto. A fine concerto vado dal cantante per chiedergli di scambiare 2 parole sull’accaduto: “hey buddy! ah! better not, but thanx! ciao!”.
[audio:http://podcast.radiogwen.ch/rubriche/festival/06_oh.mp3]Psych Fest, Austin Texas, Reverberation Appreciation Society, classici visuals oleosi proiettati sullo sfondo e lampi di luce bianca / muro di suono davanti. Una volta che sei dentro è fatta, Immersione totale, occhi chiusi sempre, stai in piedi perché sei appoggiato a chi ti sta attorno, come una sostanza che ti anestetizza lentamente. Esatto: The Black Angels stanno suonando sul palco principale, affollatissimo. Hm, troppa informazione tutta in una volta; decido che è meglio andare di la a sentire l’ultima band della giornata: Mac Demarco.
Accendo il registratore e mi vien già da ridere. Ancora un tentativo di intervistare un ospite del festival ma senza successo, questa volta per una questione di volumi… Intanto sul palco suoni di chitarre anni ’80 e gente che prova robe a caso. Il cantante sta cercando di far funzionare una tastierina e alla fine riesce solo a produrre delle botte da estrazione improvvisa di cavi jack/jack spacca timpano. Arrivano i tecnici: sembra che non funzioni niente ma quelli della band se la ridono inebetiti; haha, che figata! Prova microfono, ta-ta- ta / ta-ta-ta / everyday everyday everyday / andy andy andy / ok thank you / thank you very much…!
[audio:http://podcast.radiogwen.ch/rubriche/festival/07_demarco.mp3]Il concerto ha lo stesso sapore del sound-check: le chitarre e le tastiere hanno il suono di un giocattolo super cheap, i musicisti dicono cose a caso al pubblico e si prendono in giro tra di loro: barzellette, scommesse su chi sbaglierà il prossimo pezzo, consigli per sentirsi più liberi nel contatto con il prossimo… Forse divagano un po’ troppo ma il tutto rimane piacevole. Il concerto termina con l’usuale crowd-surfing dello stesso Demarco dopo il classico annuncio alla folla: “Ok ok, one more chorus from us and then a little wave bye bye, god bless you guys very much, don’t be shy and say hello!”. Campione del mondo di qualcosa? Decisamente! Olé!
[audio:http://podcast.radiogwen.ch/rubriche/festival/08_grazie.mp3]