LA MERDA – Intervista con Silvia Gallerano
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Intervista (e chiacchierata) audio di Alan Alpenfelt
[audio:interviste/lamerda_silvia_gallerano.mp3|titles=La Merda – Intervista con Silvia Gallerano|artists=Radio Gwendalyn]In estate, Silvia Gallerano vince il The Stage Award 2012 for Acting Excellence 2012 as Best Solo Performer al Fringe Festival di Edinburgo. È la prima attrice italiana ad raggiungere questo premio. Lo spettacolo con cui hanno raggiungo il Fringe Sell Out Show è LA MERDA di Cristian Ceresoli, Decalogo del Disgusto #1. Sostenuto da The Basement (UK).
Siamo andati a vedere lo spettacolo che è andato in Sold Out al Teatro i di Milano. Una donna, nuda, ci aspetta su una struttura metallica che ride, produce dei rantoli, si gira, borbotta. Poi, una volta tutti entrati e schiacciati per bene tra le sedie, cuscini e mura, la donna inizia a parlare. E finisce dopo un’ora e mezza. O due. O tre. La parola suona e si fa carne, viene vomitato uno stream of consciousness in cui si scatena la bulimica e rivoltante confidenza pubblica di una “giovane” donna “brutta” che tenta con ostinazione, resistenza e coraggio, di aprirsi un varco nella società delle cosce e delle libertà. Nel corpo dell’interprete, attraverso la sua maschera e la vocalità delle parole, emerge una partitura fisica minimale in cui l’attrice si offre come in un banchetto, pronta a venire sbranata da tutti, nelle sue escursioni vocali, nelle sue cadute tonali, nella sua progressiva umiliazione. Una scrittura che nasce così dalla carne e alla carne ritorna, pur dentro a una rigidissima confezione estetica.
È una forte accusa ad un mondo lavorativo super maschilista, una società televisiva preimpacchettata, una crisi d’identità portata sulle spalle da piccoli, una crisi del senso di nazione. Chi sono e dove è il mio posto nel mondo. Sempre che ce ne sia uno.
Molto bello.
Per come la vedo, questo è uno spettacolo che dimostra la fervida scena teatrale italiana, forte e profonda. Come questo, ci sono una marea di attori, testi e scrittori bravissimi costretti però a muoversi all’interno di una realtà in cui la paga è misera, l’opportunità quasi inesistente, il riconoscimento difficilissimo. Costretti a fare pubblicità, scenettine per la Tv, mille lavoretti sparsi per il paese.
Anche in Ticino, la situazione è certamente simile se si guardano come vengono investiti i soldi. Da un mastodontico LAC che deve proporre 350 spettacoli all’anno e riempire una sala da 1000 persone, a un Uovo che rimane illuminato di notte (molto bello!) e contiene la copia della copia dell’ennesimo negozio di telefonini o di vestiti.