Le Cose Bianche – Sadomanticonvulsion
Le Cose Bianche – Sadomanticonvulsion
(Le Crepuscule Du Soir Production)
soundcloud.com/le-cose-bianche
A cura di Fango Bianco
Le Cose Bianche è il progetto di Giovanni Mori, descritto come Power Weird electronics. Dal 2009 ha sfornato un numero improponibile di uscite discografiche su vari supporti, in solitaria o con altra gente.
Ma parliamo di SADOMANTICONVULSION, recentemente Lidocaine sembra vento freddo che arriva da lontano, in folate come sirene sonore taglienti e gelide.
Se il ghiaccio potesse cantare mentre viene polverizzato andrebbe a ricreare queste armonie, sinistre ma in qualche modo suadenti, mai oltre. Non anestetizza ma prepara al prossimo passo… 2 minutes before pain. Che si increspa, sibila e “urla” su toni acuti in sottofondo, carezzando il nostro spettro sonoro senza però lambire le soglie… quasi un noise ovattato se mi si passa l’ossimoro. Quando poi arriva la deflagrazione è sempre contenuta e molto ordinata, quasi binaria. What can you find in bad procured ci offre sull’altare la voce martoriata dell’autore, quasi un dialogo psichico tra i rumori ronzanti, come una voce interiore che non vorremmo sentire.
In Shitcracker (qualcosa come un cazzaro, si direbbe), gli ambienti si chetano e sembra ci sia un dialogo fra l’umano ed il suono. Combattivo ma mai sopra le righe, sofferto e claustrofobico. Protesta Negra vede la partecipazione di E Aktion e cambia forma, quasi uno scheletro di dub fossilizzato in un’arida location post-atomica. Qualcuno salmodia sopra e sotto i frammenti, un’intromissione che dona calore e sudore, mentre le schegge volano tutto intorno. Poi Motherkey a lavorare i fianchi con un trapano da dentista a bassa intensità.
La title track tira sciabolate vocali in modalità arcade, mentre in Proxenete sembra di sentire una sega a nastro fuori giri. So che può sembrare orribile da leggere, ma il risultato è molto ben riuscito, compatto, abrasivo senza essere fastidioso né noioso. Potrebbe essere un ottimo primo passo per un ardito ascoltatore che voglia perdersi per un po’ in una musica che da anni in Italia e nel mondo dimostra di avere forza e carattere e che, in dischi come questi, una bellezza ed un’eleganza non da poco.
Due parole con Giovanni:
Ciao Giovanni, dando una scorsa al tuo sito ho visto la mole enorme di pubblicazioni e lavori come L.C.B. Sembra essere una cosa di cui non può fare a meno, quasi uno sfogo… come vedi questa tua produzione?
La mia produzione è discontinua, altalenante, ed è inevitabile quando si “butta” fuori un sacco di cose. Non ho particolari urgenze espressive, ne ho un qualche discorso teoretico/concettuale da portare avanti. Sembrerà banale, ma la maggior parte della mia produzione nasce da una sana voglia di divertirsi unita ad un minimo sindacale di dignità produttiva. Nella mia produzione ci sono cose che altri ritengono valide, io per niente, e viceversa. Ci sono anche releases molto diverse fra loro. Probabilmente negli ultimi tre anni ho tracciato un percorso più lineare, non tanto in contenuti, quanto piuttosto sul tipo di suono che mi diverte realizzare. Ma io di base non sono uno sperimentatore, non sono un artista e non ho nemmeno la presunzione di definirmi musicista. Ce ne sono già a sufficienza in giro.
Ok… in What can you find in bad procured appare la voce tra gli anfratti del suono. Che rapporto hai con questa? è solo uno strumento oppure c’è un’espressione nel testo che vuoi veicolare?
Ho iniziato a usare la voce in una sorta di reading/spoken word nel mio primo progetto, lontano da sonorità canoniche: i Malameccanica (2007-2011). E’ un rapporto assolutamente naturale, a volte ho voglia di affiancare ai suoni delle parole, dei campioni vocali (rubati a qualche film), dei testi. Non sono così preparato da poter offrire uno spettacolo debordante di musica pura. I testi, e di conseguenza la voce possono irrobustire o dare un’ulteriore emotività al brano. Il tipo di “recitato” varia a seconda di come mi sento, ma alla fine la mia attitudine vocale è quella, non ho grosse varianti. Ma del resto neanche ne vorrei.
Parlami di E Aktion… chi è? Protesta Negra mi è sembrata lo scheletro del dub in un arido futuro post-nucleare o qualcosa del genere… mi ha riportato ha qualcosa di The Bug al quale qualcuno avesse tolto tutti i liquidi…
E AKTION è un progetto… non riesco a trovare un aggettivo. Sperimentale? Industriale? Noise? Ognuno alla fine ci vede ciò che vuole. E’ un progetto romano/bolognese, un duo per l’esattezza. Posso dire poco a riguardo in quanto sono totalmente implicato. Siamo amici intimi, collaboriamo assiduamente ed inoltre ho realizzato il mastering del loro nuovo album CLUSTER B, curandone anche quella che in maniera altisonante viene definita “produzione artistica”. Qualunque cosa detta da me suonerebbe come campanilistica. Perciò mi limito a dire che se riescono ad unire la loro assoluta, ingestibile genuinità con una costanza realizzativa/formale possono essere, senza ombra di dubbio, una fra le migliori cose di questo piccolo panorama che viene pesantemente definito: scena industriale italiana.
Li cercherò di sicuro!
Una cosa che ho apprezzato tantissimo è il tuo mai andare sopra le righe, fermandoti sempre prima di un parossismo rumoroso… ascoltando il disco più volte mi sono ritrovato a definirlo noise ovattato, che incide e coinvolge senza infastidire o esagerare mai.
Ti ringrazio. Non ci ho mai pensato. Ti ripeto, sarò banale, ma ho in testa alcuni suoni che amo, mi metto sul synth e premo play. Tutto quello che ne deriva è una sintesi fra la mia attitudine personale e il rispetto per certi paradigmi e regole che ogni genere reclama.
Grazie mille Giovanni, ti va di consigliarmi qualcosa da ascoltare che ti ha colpito recentemente?
Ma grazie a te man! Di recente? Di recente una delle cose migliori che ho sentito è l’ultimo disco di DJIN, meraviglioso…
Perfetto, andrò subito a cercare allora.
Fango Bianco