Stefan Christoff & Joseph Sannicandro – Les Rumeurs De La Montagne Rouge, En Chœur, Convergent
Stefan Christoff & Joseph Sannicandro – Les Rumeurs De La Montagne Rouge, En Chœur, Convergent
howlarts.net
A cura di Fango Bianco
Ricevo questo nastro (seppur in maniera del tutto incorporea per ora) quasi per caso, da un giornalista al quale spedisco abitualmente le mie produzioni. Vengo così spinto ad aprire una porta che non sapevo esistesse ritrovandomi in un luogo a me estraneo.
Siamo a Montreal, nel 2012, all’interno della protesta studentesca, movimento che ha coinvolto migliaia di persone in tutta la zona. Quel che sentiamo ci accompagna per mano all’interno dei fatti con una semplicità disarmante… inizialmente una donna che sembra uscita da un’altra epoca intona una melodia in francese (Sainte-Marie), poi è il turno di un uomo a cantare, coprendo il vociare dei manifestanti. Poi il tutto si calma, con un substrato che sembra un disco rotto e l’unico elemento di disturbo sono le pale di un elicottero. Intorno ad esse la calma più statica… rintocchi e blocchi strumentali si susseguono fino a distorcersi lievemente andando in loop, quasi il meccanismo sia senza scampo.
Ed in effetti il sentimento che si prova è quello della calma prima della tempesta, di una leggera folata che prelude all’esplosione. Poi parte una sequenza di pianoforte in crescendo che sembra librarsi a due metri da terra, tanta è la sua levità, prima che anch’essa si incrini mutando in disperazione che si morde la coda. Rumori ritmici, quasi dei pezzi di vetro che coprono la melodia che va a morire di botto. les rumeurs A è finita.
Les Rumeurs B inizia e sentiamo le gelide sferzate del vento sovrapporsi alle voci degli astanti infreddoliti, gli onnipresenti veicoli alati a motore che sorvegliano la situazione, il ritmo degli oggetti percossi e delle voci dipingono un ambiente festoso… ma è presto per gioire, che Réaction Circulaire ci scaglia in un tunnel oscuro. Sembra la cronaca sonora della discesa all’interno di un corpo umano, con il battito cardiaco che suona sinistro e fa temere il peggio. Continua e sembra non cambiare, ma ci sembra di scorgere un sentore più metallico ed incancrenito, cupo ed assolutamente controllato. Non sono reazioni circolari, ma una spirale che scende e scava all’interno delle nostre viscere.
In Radio Is Dead si riprende tutto quanto espresso precedentemente in una versione compatta. Non è un lavoro semplice questo, ma è in grado di influenzare e trascinare gli ascoltatori nel suo vortice sin dopo il primo ascolto. Forse allora è un lavoro più semplice e diretto di quel che sembra, a patto di lasciar cadere le proprie difese personali dandosi completamente al suono.
Un racconto intenso e personale di una situazione, per un diario sonoro colmo di suggestioni ed avvolgente.