Francisco Meirino – Notebook (Techniques Of Self-Destruction)

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Francisco Meirino – Notebook (Techniques Of Self-Destruction)
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A cura di Fango Bianco

Coniglio recensione 4

Questo lavoro nasce inizialmente come un’opera su commissione per l’Audible Festival di Parigi nel 2012. Francisco Meirino è un cesellatore sonoro di stanza a Losanna, dove ho avuto modo di vederlo in azione la bellezza di nove anni fa all’interno del LUFF Festival, in una serata che mi lasciò più dell’amaro in bocca, a causa di un programma a mio modo di vedere poco comunicativo e chiuso in sé stesso. Sbagliai a non approfondire il lavoro di Francisco e ne approfitto ora per parlare del suo nuovo lavoro.
Le frequenze manipolate sono fisiche ed affilate come lame e si saturano nei padiglioni auricolari pungendoli a più non posso. L’inizio è bello tosto, squittisce come un animale in gabbia Le Processus De La Signification e mette le carte in tavola. I suoni sembrano una commistione di sintetico e naturale per una sorta di abrasività calda. Field Tests è un intermezzo che sfrigola e si conclude in trenta secondi, tenendo alta la tensione. Recording Of An Embarassment mantiene un profilo basso, sputando qualche sporcizia sui sibili accennando ad un confronto più fisico, quasi a dei palloncini sfregati e martoriati fino a distruggerli. Being A Lame Being è gelida soundtrack d’ambiente scricchiolante ed accartocciata, come una città del ventiduesimo secolo abbandonata a sé stessa.

Ecco, forse è proprio questo il punto… siamo abituati per convenzione ad associare la sporcizia sonora ed una bassa fedeltà ad uno scenario d’annata, ripescando, come archeologi, registrazioni di basso profilo che testimoniano l’evoluzione sonora qualche passo più indietro rispetto all’attualità. Qui invece siamo nel presente pieno, con alcuni slanci nel futuro (per la concezione del futuro digitale e freddo che sessant’anni di science fiction ci hanno inculcato) e veniamo stravolti da questi suoni metallici e slabbrati, come i residui ferrosi espulsi da una fresa. The Separation Of An Assimilation unisce questo concetto con una voce metallica e posta in secondo piano, che ci fa apparire attori in una fabbrica sullo stile coltivazione del pesce in Existenz. Sono rimbrotti e carillon distori che ci abbracciano in You Know Nothing, ennesima creazione di atmosfera realmente filmica, come udire quel che avviene nella stanza di chi preme i tasti in un 2048. Ci creiamo delle immagini senza avere risposta alcuna, seguendo stimoli terrei e digitali, corrosi e materici… qui sembra di udire l’arrotino alle prese con un paio di coltelli che sfibrano le nostre cellule grazie ad un sulfureo contorno di scintille e vaporose sublimazioni. Techniques Of Self Destruction è una suite in due parti che conclude l’album, soffusa su distorsioni minimali ed accenni melodici che, appena respirano, vengono stuprati dalla pesante mano digitale dell’autore che colma il tutto con la sua cappa scura. Poi il ritmo è dato da quelle che sembrano semplici azioni meccaniche per poi riprendersi e concludere con i consueti sibili gassosi.
Gli sprazzi silenziosi ci fanno riprendere fiato ma siamo oramai sommersi da una spessa polvere silicea che ci fa giocoforza soccombere, quasi come topi di laboratorio come quelli che sentiamo squittire sul finale. Non abbiamo molta scelta, abbracciare questo pungente rumore e conviverci, oppure chiudere tutti quanti i nostri porti e provare a resistergli.
Fossi in voi sceglierei la prima opzione.