Le segrete tracce di Orchestre Poly-Rythmo de Cotonou

“The Vodoun Effect”

Ochestre Poly Rythmo de Cotonou
Vol. 1
Funk & Sato from Benin’s Obscure Labels / 1972 – 1975 

Una delle più belle sfornate della Analog Africa Records, The Vodoun Effect Vol.1 + 2 è il prodotto di un lungo lavoro di ricerca e di approfondimento da parte del fondatore Samy Ben Redjeb sullo storico gruppo Orchestre Poly-Rythmo de Cotonou.

Per quanto sia quasi impossibile trovare vinili se non via internet, questo bell’esemplare di storia musicale (del VOLUME 1) era posto in bella vista quest’estate al Coda Music di Edinburgo. L’acquisto è stato puramente impulsivo e fuori budget vacanziero. Un trofeo di viaggio.

La particolarità dei due volumi è la divisione dei pezzi selezionati da oltre 500 tracce registrate tra il 1970 e 1983. Durante le ricerche per vinili e tracce musicali dei Poly Rhytmo, Redjeb è incappato in alcuni singoli che il gruppo ai tempi aveva segretamente registrato intanto che erano sotto la loro ufficiale label Albarika Store. Una doppia vita che hanno portato avanti con etichette beninese più piccole.
Così il primo volume de The Vodoun Effect contiene le tracce segrete e il secondo invece una selezione musicale con la Albarika Store. Potrete immaginare subito la differenza di qualità tra i due volumi: le registrazioni con materiale meno professionale hanno creato un sound tutto particolare. Utilizzando un Nagra svizzero e dell’aiuto furtivo di qualche tecnico della radio nazionale si registrava in case private, da Kineffo Michel, con uno o due microfoni al massimo dando inevitabilmente effetti di volumi disequilibrati. Il cantante davanti al microfono e tutti quanti dietro di lui!

Quasi nessuno di questi pezzi sono stati esportati fuori dal Benin, magari neanche oltre Cotonou o Porto Novo. Invece le tracce sotto la Albarika Store venivano distribuiti in tutta l’Africa dell’ovest dove facevano furore nelle discoteche.

alan-vodun-45giri-682x1024

Un’altra particolarità della compilation è l’introduzione del ritmo Sato. Il primo batterista dei Poly Rhytmo, Amenoudji Vicky, aveva introdotto l’antico ritmo tradizionale  chiamato Sato, proveniente dalle pratiche religiose del Vodun. Il ritmo viene usato durante le cerimonie e rituali in memoria dei morti. Il nome Sato viene dato anche a un enorme tamburo di 1m 75cm utilizzato durante i riti. Il tutto è particolarmente coordinato e non è qualcosa che può essere suonato in un qualsiasi momento. Così il batterista ha aggiunto al ritmo anche suoni di corna, chitarre e organo.
Molte delle tracce nel primo volume trasportano perciò questo ritmo come per esempio Sé Wé Non Nan e Gan Tche Kpo. Inoltre hanno sperimentato con altri ritmi Vodun, per esempio il Sakpata (nella lingua Fon significa Dio della Terra), in particolare in Mi Ni Non Kpo’ e Houi Djein Na Da.

All’interno dell’album si trova tutta la storia della ricerca di Redjeb e anche una esaustiva lista della discografia Orchestre Poly Rhytmo.

Dunque appena tornato da Edinburgo, la sera dopo ci siamo riuniti per una cena e del buon vino e abbiamo fatto partire i pezzi. Nulla da dire, tanta storia musicale girava in tutto l’appartamento e ritmi a noi sconosciuti ci hanno fatto bollire il sangue.

E per chi si chiede cosa stanno facendo i due sulla copertina:
Durante un concerto il pubblico ha preso a botte il cantante Lohento Eskill (1951 – 2011) perché non voleva suonare un pezzo che avevano già risuonato tre o quattro volte. Di conseguenza alcuni membri hanno preso lezioni di combattimento dal campione nigeriano di Karate.


Ascolta track 9: Iya Me Dji Ki Bi Ni  http://analogafrica.cybsys.net/mp3/AACD0649B.mp3


Web e info:

http://analogafrica.blogspot.ch/2008/10/analog-africa-no4-orchestre-poly-rythmo.html

http://www.facebook.com/AnalogAfrica?ref=ts