NASA – The Golden Records review ° / *
Prima di iniziare, un po’ di storia. Dai che vi fate una cultura, una buona volta.
Nel 1977 la NASA ha lanciato per aria un paio di navicelle spaziali, Voyager 1 e Voyager 2 (più avanti avremo la conferma che non stiamo parlando di gente fantasiosa) che, oltre ad avere dei motivi ben precisi per esistere, trasportavano dei dischi (dei 16 giri in rame placcato oro) con cui abbiamo pensato di presentarci all’Universo, probabilmente nella speranza che gli extraterrestri li ascoltassero e decidessero di venire a farci degli esperimenti nel culo per punire così poco buon gusto. Voilà, non vi serve sapere altro.
Quasi 38 anni dopo, cioè l’altro ieri, la stessa agenzia spaziale pubblica su Soundcloud le versioni complete di questi due album (potevano anche sbattersi un po’ e rimasterizzarle, eh).
A voi, cari Terrestri, le nostre recensioni.
AA.VV.
Golden Record: Greetings to the Universe
NASA Records (?)
55 tracks, 4:20
(Nemmeno i Napalm Death sarebbero capaci di tanto)
Ho sempre sognato di poter dare il voto più basso a qualche album. La qualità audio è scarsissima, cosa che ci si può aspettare da un singolo registrato nei campi di cotone durante gli anni 20, ma non da una produzione americana dei favolosi anni 70. Peccati di studio di registrazione a parte, manca un tappeto musicale in ogni brano, il ritmo è piatto dall’inizio alla fine, non c’è nessun fremito, nessuna cavalcata, nemmeno una ballata in 55 tracce. Non c’è cuore! Davvero abbiamo scelto questo come biglietto da visita per l’Universo? Cosa proporremo per la versione intergalattica di Eurosong?
In Italian Greeting, il testo recita “tanti auguri e saluti”. Chi di voi ha mai sentito qualcuno salutare in questo modo? Non sentivo così tanto distacco dai tempi dei bigliettini di mia zia per gli auguri di Natale.
Punjabi Greeting è il saluto più triste che io abbia mai sentito, ma di sicuro in India la gente è molto più gioviale. Al posto loro (degli alieni) sarei offesissimo.
Sarebbe interessante capire il significato di tutte le altre lingue, ma a questo punto è evidente che chi si è occupato dei testi aveva lo stesso scazzo che mi tormentava quando dovevo fare i compiti alle elementari.
Insomma, proprio non ci siamo. Dopo l’ascolto di quest’album resta una sensazione di presa in giro, di pura mossa marketing. Per l’ennesima volta è confermata la stessa teoria: non basta coprirsi le spalle con una produzione astronomica per creare un prodotto di qualità. In qualche modo bisogna ficcarci dentro anche dei sentimenti, ed in questo caso siamo di fronte al vuoto cosmico.
AA.VV.
Golden Record: Sounds of Earth
NASA Records (?)
19 tracks, 9:34
Bah, vale lo stesso. Ho aggiunto mezzo coniglietto perché con meno pezzi risulta più fruibile, sembra meglio strutturato e soprattutto più variato, in particolare nella seconda parte, con Wild Dog a creare un ambiente claustrofobico ed allucinato, preparando il terreno per il vero capolavoro del disco: Footsteps, Heartbeat, Laughter ci lascia con il fiato sospeso a chiederci cosa succederà di lì a breve. Invece gli AA.VV. decidono, proprio sul più bello, di virare verso una chiusura più rilassata con Fire, Speech e la dissolvenza enigmatica di The First Tools.
Hey, è facile scrivere recensioni: basta raccontare stronzate!
In conclusione, gli alieni penseranno che siamo un popolo noioso e povero di emozioni. Il che, spesso, non è distante anni luce dalla verità.
La leggenda narra che sul disco siano stati incisi, fra gli altri, brani di Bach, Mozart, Beethoven, Stravinsky, Guan Pinghu, Blind Willie Johnson, Chuck Berry, Kesarbai Kerkar e nientepopòdimeno che Valya Balkanska. Magari con questi riusciamo ad arrivare al secondo coniglietto… se mai qualcuno si degnerà di farci sentire la compilation.
Ma per il momento dovrete accontentarvi di questo materiale. I due album sono disponibili solo in streaming su Soundcloud, visto che le uniche copie stampate su un supporto fisico stanno viaggiando verso la Nube di Oort.
Lunga Vita e Prosperità,
Gwen