SHOCCATEH

POST- GENDER BENDER INTERNATIONAL FESTIVAL 2019

Siamo stati alla 17° Edizione del festival internazionale Gender Bender, prodotto da Cassero LGBTI Center con la direzione artistica di Daniele Del Pozzo e Mauro Meneghelli, che quest’anno ha scelto di essere Radical Choc attraverso opere, artist* e prese di posizione radicali capaci di shoccare le norme di una contemporaneità estremista e contraddittoria.

Abbiamo avuto il piacere di parlare con i Drag Syndrome, osservare la crew del V.A.K.K.A. party e farci raccontare l’artista Claude Cahun da Elisa Turco Liveri e Silvia Mazzucchelli.

Justin Bond, Gaia Callas e Horrora Shebang di Drag Syndrome sul palco del Cassero LGBTI Center

I Drag Syndrome nascono nel 2018 da un progetto di Culture Device, una compagnia di danza inglese per artisti professionisti con la sindrome di Down attiva dal 2010 con più di 15 lavori, s’ispirano all’arte del drag e sono seguiti dal direttore artistico Daniel Vais.

Justin Bond si descrive come un uomo bello, affascinante e sexy – barba e giacca in pelle che richiamano l’edonismo dei motociclisti gay, e delle mosse di danza degne di Timberlake. Horrora Shebang ha un nome che parla chiaro: sinistra femme fatale con il gusto per il grottesco – non per niente aprirà la serata con un lypsinc di “I’m so beautiful” di Divine. Gaia Callas è la signorina del gruppo, il suo outfit è il più colorato e decorato e il suo personaggio ispira subito allegria, ma she’s not that innocent come dimostrano il suo debole per lo champagne e la sua performance di “Gimme More” di Mrs Spears.

Dopo i loro assoli, Justin, Horrora e Gaia hanno reinterpretato insieme “Lady Marmelade” dal film Moulin Rouge. L’inclusione di un drag king in un pezzo tutto al femminile non è cosa da poco, siccome l’ambiente drag può paradossalmente essere misogeno ed escludere performer che out of drag sono delle ragazze come Ruby, colei che sta dietro a Justin Bond. Le chiediamo come mai abbia scelto di essere un drag king anziché una drag queen. “Mi vesto sempre con abiti maschili”, ci dice, “ed è un lato della mia identità che mi piace mostrare”. Stesso discorso per Horrora e Gaia Callas in cui si ritrova questo elemento di spontaneità e naturalezza nella scelta dei loro alter ego. Alla domanda qual è stato il momento più emozionante e memorabile della tua carriera, Horrora ricorda di quella volta che saltando ha rotto uno speaker, Gaia l’orgoglio dei suoi famigliari alla sua prima performance, Justin il riscontro del pubblico, l’entusiasmo, i complimenti, le emozioni provate nel vedere la gente accorsa al loro show per divertirsi.

Ci troviamo di fronte a una manifestazione importante per le persone che non rientrano nella normatività artistica e sociale. La madre di due degli artisti ci ha confessato che questo progetto è un importante traguardo dopo anni di lotte contro la sfiducia e l’esclusione da parte di istituzioni come la scuola. Non si tiene conto che la comunicazione può minimizzare l’intelligenza di un individuo ma non per questa annullarla, non si crede che le persone con la sindrome di Down possano avere una loro sessualità attiva. Aggiungiamo lo stigma di essere LGBTIQ+ e una società ancora ostile e aggressiva. Justin Bond, Horrora Shebang e Gaia Callas sono una smentita, una resistenza, sono dei performer drag a tutto tondo che ci hanno fatto divertire e riflettere, discutere e condividere.

I loro prossimi spettacoli saranno il 1 dicembre a Bangor (Galles), il 5 dicembre a Guadalajara City (Messico) e il 15 dicembre al Southbank Centre di Londra. Per maggiori informazioni visitate il loro sito web https://www.dragsyndrome.com e seguiteli su Instagram e Facebook.

I Drag Syndrome performano Lady Marmelade e PAZZESKA di M¥SS KETA

Seconda notte secondo party. “Very Antiestetiche Kagne Kon Attitude // Un party femminista, antisessista, antimachista, antifascista, genderqueer, autodeterminato, targetless” è come si descrivono i membri di V.A.K.K.A.: DJ effeinblue, St. Charlotte, Wawashi Deejay alla console; il voguing di Kenji Gucci e le danze fiere ed estetiche di qween e freak – menzione d’onore per Isaura Spanking che della seduzione e del go-go dancing ne fa un’arte. La loro estetica mira in effetti a destabilizzare i costrutti d’espressione di genere e dello stereotipo di pubblico da “discoteca gay”. Isaura precisa: “il contenuto torna ad essere fulcro del tutto e il contenitore – fin troppo edulcorato ed esasperato – mero contorno. Il V.A.K.K.A vuole essere quel luogo in cui le etichette vengono meno, dove il genere non è discriminante, dove l’essere se stessi vale molto di più. Un ritorno alle origini della nostra comunità, a quando l’essere contava più dell’apparire”. La musica vuole parlare universalmente a tutt* lasciando perdere il trinomio trash-pop-commerciale, non c’è traccia di dominazione ed esclusività maschile e mascolina, e così in questo spazio libero e sicuro s’incontrano varietà d’identità che si divertono, comunicano e convivono.

Seguitel* sulle loro pagine web e Instagram.

V.A.K.K.A. sul palco del Cassero LGBTI Center

Sabato 2 novembre, Teatro del Baraccano, Elisa Turco Liveri e Silvia Mazzucchelli ci parlano dell’artista, fotografa e scrittrice surrealista Claude Cahun (1894-1954) e della presentazione del pamphlet Le scommesse sono aperte (Wunderkammer, 2018).

Il progetto è nato dalla collaborazione fra Lucia Biolchini, co-fondatrice di Edizioni Wunderkammer, e Silvia Mazzucchelli, la quale ha pubblicato due saggi sull’artista dal titolo Claude Cahun e Suzanne Malherbe: l’immaginario di un sodalizio (Sestante, 2012) e Oltre lo specchio. Claude Cahun e la pulsione fotografica (Johan & Levi, 2013). Per la presentazione de Le scommesse sono aperte hanno chiamato la performer e coreografa Elisa Turco Liveri del collettivo Dehors/Audela, la quale con il collaboratore Salvatore Insana ha presentato una performance ispirata alla poetica di Claude Cahun nel 2016 durante una residenza artistica alla Tenuta dello Scompiglio a Lucca, dove hanno incontrato per la prima volta Silvia.

Claude Cahun è un’artista liminale. Nata in una famiglia di intellettuali alto borghesi di Nantes, figlia del proprietario de Le Phare de la Loire, e nipote di Marcel Schwob, cerca in tutti i modi di emanciparsene attraverso l’arte, affiancata da Suzanne Malherbe, sorellastra, amante e compagna. Insieme realizzano Aveux non avenus (Carrefour, 1930), un’autobiografia scritta in dieci anni e accompagnata da dieci fotomontaggi realizzati con Malherbe. Il testo è travestito, è una sorta di scrittura queer fatta di soggetti impliciti, stralci di lettere, uso alternato della prima persona singolare e di altri pronomi per lo stesso soggetto. Le due narrazioni – testuale e visiva – corrono parallele, si intrecciano e costruiscono la sua biografia. Nei fotomontaggi e in parecchie fotografie scattatele da Malherbe, Claude Cahun si traveste per interpretare una terza possibilità inclassificabile – “Io non scelgo né il femminile né il maschile, il neutro è il solo genere che fa per me”. Il suo stesso nome è un travestimento: Claude è un nome non esclusivamente maschile né femminile, Cahun è il cognome di origine ebraica della nonna materna.

Le scommesse sono aperte cerca di comprendere come l’arte possa essere rivoluzionaria alle soglie della seconda guerra mondiale. Sostiene che la poesia è per eccellenza libertà e dev’essere generata in un ambiente libero da costrizioni, in un contesto dove un artista si può sentire veramente libero di esprimere quello che vuole, senza griglie ideologiche, di strumentalizzazione e di propaganda. Abbiamo chiesto a Silvia ed Elisa qual è l’importanza di questo testo a quasi cento anni dalla sua pubblicazione e nel clima politico e culturale dell’Europa contemporanea. Per loro è fondamentale ritrovare questa libertà. La poesia di Cahun è attiva e capace di influire sul pensiero delle persone: “è possibile oggi fare dell’arte non solo da mostrare ma con un’intensità tale da avere un influenza attiva e in grado di attuare dei cambiamenti? Me lo auguro” dice Elisa.

Le scommesse sono aperte (Les paris sont ouverts, José Corti, 1934)

Potete ritrovare la programmazione completa del festival sul sito internet http://www.genderbender.it e non dimenticatevi di seguirlo sulle sue pagine Instagram e Facebook in vista delle edizioni future.

Si ringraziano Melina Cavallaro dell’Ufficio stampa di Feertrade per Gender Bender e Cassero LGBTI Center, il collettivo V.A.K.K.A. e Silvia Mazzucchelli per i rispettivi contenuti multimediali.

Articolo a cura di Riccardo “More Amore” Ambiveri