Spazio Gloria – la monosala per un mondo nuovo

Un articolo sulla difficoltà di esistere

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Un giorno della settimana, sono le cinque di pomeriggio, ormai è tutto buio, piove, dicembre è ben arrivato. Io e Andrea entriamo dalla porta laterale dello Spazio Cinema Gloria in via Varesina 72 a Como. Se si continua per la strada si arriva a San Fermo della Battaglia, un nome che mi ha sempre incuriosito, così vicino al confine e oggi più un punto di passaggio per lavoratori e frontalieri, senza particolari significato.
Incontro Andrea, trentenne regista cinematografico e membro del team Arci di Como che opera lo Spazio Culturale Gloria. Una persona molto sensibile, gentile, che nasconde già una profonda saggezza. Da lui voglio scoprire cosa sta succedendo, per quale motivo, prima della proiezione de La Vie d’Adèle, ci dicono che lo spazio rischia di chiudere e che non ci sono i soldi per acquistare un nuovo super proiettore stile HAL2000. Mi guardo intorno e mi dico “effettivamente a questo spazio ci starebbe una bella ristrutturazione” e penso al Cinema Politeama in centro a Como, completamente abbandonato.
Insomma, spazi che hanno una grande anima, una grande visione e un senso del dovere culturale in senso civico a cui vorresti donare 3/4 di una vincita alla lotteria per portarli a uno splendore che si meritano. Invece sono luoghi da cui si percepisce una certa fame, attivi ma mamma mia che fatica esistere.
Chiedo ad Andrea, “che succede”?
Sta avvenendo un cambiamento epocale nel mondo del cinema. La distribuzione sta cambiando pelle, dopo 150 anni di produzione in pellicola, l’analogico il 31 dicembre diventa materiale da museo. Le potenti case di distribuzione passano definitivamente alla produzione in digitale e tutti i film verranno distribuiti su harddisk.
Gli dico “eh?”
Esatto, i cinema devono acquistarsi un proiettore digitale da 70’000 € (per chi ha più sale, fate voi il conto) che sarà una specie di computer. Tecnologicamente una trovata efficacissima: i film li scarichi dal distributore via internet direttamente sul proiettore pagando il noleggio per cui ricevi una licenza temporanea.
Finanziariamente, un disastro, almeno per le monosale e i circoli più piccoli. L’Industria ha deciso il cambiamento ma non si è tanto preoccupata dell’ ondata di problemi e debiti che si andranno a creare alla fine della catena, ovvero là dove i film si guardano.
E qui siamo nel fulcro della questione.
Sta per cambiare il sistema di distribuzione, ma da parecchio tempo è cambiato il senso di guardare un film.
Con i film on demand (la possibilità di guardarsi qualunque film a casa sullo schermo) diminuisce enormemente l’affluenza alle sale cinematografiche. Il bello slogan “goditi un film a casa” magari con due amanti che si toccano i piedi con le calze di lana, porta a un drammatico vuoto nei nodi del rito collettivo. Non ci pensiamo, ma il senso ultimo della sala cinematografica, è l’opportunità di poter creare discussione e scambi di opinione. Certo, i pop corn con burro fuso, i Maltesers e le bevande zuccherate rende il tutto anche più piacevole, ma in questi luoghi ci si riunisce insieme, come collettività, e ci si confronta con i temi che i film ci portano. Qualcosa di insostituibile.
Tocchiamo subito un punto parallelo e dolente, per poter discutere insieme di un film, serve anche una storia, una visione forte, un messaggio che provoca, ammonisce o semplicemente ti trasporta. Ma siamo inondati di film-spazzatura, e qui siamo già a un cul-de-sac.
Ma come ci racconta Andrea, sono proprio le monosale, i piccoli cinema che hanno la missione (e la grande possibilità) di educare il pubblico, di creare dei luoghi di incontro e di permettere di poter anche apprezzare il cinema grazie alla conoscenza di tutta una serie di importanti registi. Esiste una scelta critica dall’alto, che viene invece a mancare nel mondo individuale del cinema on demand, in cui tì scegli il tuo film, ma scegli dal tuo stesso repertorio di conoscenza, che corrisponde ad una carta memory fabbricata dall’Industria del Cinema di massa.
E quindi non scegli.

Dagli ultimi 20 anni l’affluenza al cinema è calato del 30% e anche le Multisale si ritrovano spesso vuote. Ci si ritrova a dover vendere l’anima al diavolo.

Spazio Gloria Como

E quindi come farà il Gloria, chiedo ad Andrea, già intuendo più risposte:
Chi dovrebbe affrontare il problema di aiutare le miriadi di cinema monosale a continuare il loro operato, sono sicuramente i Comuni e la Regione. Non si tratta di una richiesta fine a se stessa, gridando la frase generica “salviamo l’arte”. Ai Comuni e alla popolazione con la perdita di questi luoghi, vengono a mancare dei punti d’incontro per molte diverse attività. Attività che portano anche parecchi benefici alla comunità. Al Gloria ci sono molti gruppi ed associazioni che si ritrovano: le scuole (Volta, Giovio, Ripamonti), associazione immigrati (turchi, ghanesi, cingalesi), associazioni benefiche (la ruota del cielo, aism), commercio equo solidale (garabombo),  associazioni teatrali (piano inclinato), e molti corsi per bambini.
Oltre a questo, sono anche luoghi storici. Lo spazio Gloria come lo vediamo adesso, esiste come ARCI da 7 anni, ma come cinema da 50 anni.
Sono luoghi di respiro, fondamentali per il benestare e la salute dei cittadini.
Ok, e quindi?
E quindi, il nostro comune si è dimostrato interessato, specialmente dopo il cambio di amministrazione. Ma non abbiamo ricevuto nulla di più che un cenno. Sono 7 anni che esistiamo, portiamo avanti con successo molteplici progetti, eppure c’è la totale indifferenza. Sapendo bene quanto sia rischioso sperare nelle istituzioni e la politica, ci siamo rivolti prima di tutto al nostro pubblico, molto numeroso e chiaramente sensibile alla possibile chiusura.
È partita una raccolta fondi e una lotteria a 2 euro con dei premi in palio.
Online abbiamo fatto partire un CrowdFunding su ProduzioniDalBasso, si chiama Porta il Digitale al Cinema.
Inoltre, ci sono delle associazioni che collaborano con il nostro spazio che indipendentemente si stanno muovendo a trovare dei fondi per salvare il Gloria e acquistare questo proiettore digitale.
E speriamo, che il Comune possa darci l’ultimo tassello.
Ma quanto tempo avete?
Poco, il 31 dicembre è la nostra deadline.
Chiedo ad Andrea cosa vorrebbero ancora fare, se trovassero dei fondi più consistenti. Mi risponde che ci sono molti lavori da effettuare. Vorrebbero rifare la sala per permettere una distribuzione ad anfiteatro e installare un sistema di amplificazione per permettere anche concerti di un certo tipo.

Per chi non è mai stato allo Spazio Gloria, dovrebbe proprio andarci. Capirebbe subito i desideri di ristrutturazione. Per esempio al Lunedì, dove già molti ticinesi si recano per la stagione proposta dal club. Perché il Gloria è uno dei pochi circoli rimasti, in tutta la zona insubrica, a creare ancora dei riti collettivi.

Senti Andrea, ma il Cinema a cosa serve?
Dopo un sorso di caffè mi dice che il Cinema è Arte e l’Arte serve a creare un mondo nuovo. Le grandi ideologie dove ti dicevano come sarebbe stato il futuro, sono morte. Viviamo in un tempo senza pezzettini di pane da seguire, abbiamo la grande libertà di poter inventare un nostro futuro. Ma per questo ci servono degli strumenti di grandi vedute, che inglobano tutto lo Spirito umano e ci sanno mostrare la direzione in cui stiamo o dovremmo andare.
Il Cinema deve mostrarci gli squarci del mondo, le piccole realtà alternative che non fanno notizie sui media di massa. Esso ci può dare questa visione e farci conoscere nuovi modi di convivenza.

Grazie Andrea, vi auguro tutta la fortuna del mondo.