Strafattanza on tour – “Reindeer Spotting – Escape from Santaland”
a cura di Maciste contro Tutti
Malgrado la giornata sacra del documentario sia come già detto il lunedì, il programma del cinefestival ci induce al più classico strappo alla regola e in compagnia del mio fido gnomo (e di altri giovani allegri compari) mi recherò alla sala del Kursaal.
Avrei potuto svegliarmi di buon mattino e presentarmi al Fevi per assistere alla proiezione lesbo-dark di “Bas-Fonds”.
Il film é in concorso e addirittura vietato ai minori di 18 anni, cosa potrebbe renderlo più allettante? La sinossi però mi lascia comunque dubitativo e la dose di violenza prevista nel film, accoppiata con l’ora disumana della proiezione mi spingono per la narcosi prolungata. La testimonianza di uno dei miei allegri compari incontrato per la seconda proiezione non ha fatto che giustificare la mia scelta sostanzialmente dettata dalla pigrizia. Piega 1, Pardo 0.
Reindeer Spotting – Escape from Santaland, Finlandia
Rovaniemi ha una temperatura media di 0.2°C, il terreno é coperto di neve per 183 giorni all’anno e durante quasi tutto il mese di giugno il sole non scende mai. Uno può dunque capire come mai un documentario proveniente da questa città non può che raccontare la vita comlpetamente sballata di un gruppo di amici tossici completamente dediti al consumo di droghe ad ampio spettro: da quelle leggere a quelle in gradi di stendere una renna di Babbo Natale al solo contatto ottico. Quando il regista ti si presenta sul palco prima della proiezione e in evidente stato confusionale afferma: “questo é un film che é stato girato e montato sempre sotto l’effetto di droghe anche pesanti, non so come possa essere vederlo da sobri (lui i é chiamato fuori da questo status) alle 11 di mattina”, sai già che le ore che seguiranno saranno sicuramente interessanti. Non sai ancora se metteranno a dura prova l’integrità molecolare della tua sacca scrotale, se provocheranno conati di vomito o diarrea a spruzzi, se saranno divertenti o noiose da morire, ma sicuramente qualcosa di interessante. Ed effettivamente é stato davvero bello, un po come vedere Trainspotting ma con la consapevolezza che le persone, le storie e soprattutto le droghe assunte erano vere. Ewan McGregor sarà anche stato un grande nel film, ma non é mai caduto da un balcone di tre metri sul marciapiede durante la gara annuale di sciatori trainati da renne (giuro, non é na presa per il culo, lo fanno davvero) perché era troppo fatto di Subutex.
É appunto attorno al Subutex (che nasce come oppiaceo sintetico per curare la dipendenza dall’eroina e cresce invece come droga a se stante nel mercato nero) che volge la storia di Jani, personaggio principale del documentario. Buchi a non finire, piccoli furti, amici, scazzi, fino a quando oppresso dai debiti e con lo spettro di un anno da passare in galera che si avvicina, Jani decide che é giunto il momento di dare una svolta alla sua vita, ruba 5000 Euro e parte alla volta di Parigi, capitale mondiale del Subutex, con il suo amico regista che ne filma le gesta. Durante il viaggio che li porterà fino in Sicilia le immagini di gioia di Jani nel trovarsi tra le mani scatole e scatole di Subutex a Parigi, nel vedere il mare in Spagna, nel passeggiare per le vie di Roma, si alternano con i suoi discorsi a volte completamente sconnessi, a volte meno, sul suo futuro da persona normale, con un pò di terreno, un moglie dei figli, insomma, una famiglia normale. Jani decide pure di smetterla con il Subutex (ovviamente compensando con un aumento importante del consume di alcol e droghe più leggere), quando una scritta nera sullo schermo ci informa che dopo aver finito i soldi sono tornati in Finlandia dove Jani é stato arrestato e ha ripreso la buona vecchia vita di sempre.
Ammetto che ero quasi sollevato, perché vedendone lo stato psicofisico mi aspettavo più che altro la scritta “After his last Subutex Party, Jani did not wake up and will now be high forever; in the sky”.
Santa Maradona – Italia
Non c’é stato bisogno di andare a vederlo perché lo conosco a memoria. Le citazioni di Bart sono ispirazione quotidiane per le mie risposte a tono. Decisamente il mio film culto (almeno per quello che riguarda la filmografia italiana) insieme a Paz; e mi scazza di brutto non aver potuto rivedere qui a Locarno la sua ridiffusione, anni dopo la sua uscita.
Penso se ci sono stati pochi film che mi hanno fatto ridere più di Santa Maradona, non ce n’é nessuno che mi ha lasciata un onda lunga così profonda. Forse non risponderà ai requisiti tecnici e qualitativi che la critica sempre acclama, ma per me é decisamente un filmone, non solo perché i dialoghi sono opera di un genio, perché Accorsi e De Rienzo sono perfetti nei loro rispettivi ruoli, perché la storia non é per nulla banale, ma anche perché racconta la tragedia greca quotidiana di un neo laureato in scienze umane che si vede deriso dal monto lavorativo e che si chiede costantemente perché cazzo non ha voluto fare il chirurgo plastico maschile invece di correre il rischio di finire a lavorare come rivenditore porta a porta di box doccia (“la plastica al cazzo”??).