The Diaphanoids – LSME


Tirk Recordings
A cura di Fango Bianco

Coniglio recensione 3

Quando il redattore capo mi passa musica dicendo: “è roba per te!” sudo freddo… può significare di tutto, soprattutto qualsiasi cosa non rientri nel suo spettro sonoro. Parto e… va là, mica male però ‘sti Diaphanoids! Il primo pezzo è tirato e gagliardo, fuzz e psichedelia da capello lungo. [Il capo ti vuole bene! NdCapo]

Loro sono italiani, incidono per la Tirk, etichetta inglese di cui non so molto, e dicono di non trovare spazio in casa propria… perchè mi chiedo? Il secondo pezzo è bello storto, visionario da fiaba virata in grigio e per nulla rassicurante. Sembrano tutto meno che attuali ed è un bel sentire. Il terzo pezzo si chiama How Can I Distinguish Sky From Earth If They Keep Changing Their Place e solo per il titolo vince. Vagamente maranza, psichedelia da dancefloor con ballerini disagiati e luci strobo d’accatto. Però il groove c’è e le spalle viaggiano. Poi ci si abbassa e si osservano paesaggi più lontani in contemplazione, con suoni acquatici ed obliqui. LMSE non centra l’obiettivo ed a mio parere non dà seguito all’ambiente creatosi… siamo di nuovo in una discoteca oscura ma questa volta c’è meno fantasia e più automatismi, un po’ tirata al risparmio ed è un peccato, che sotto la pompa ritmica i suoni viaggiano belli lisergici però… mah, un po’ d’amaro in bocca resta.

Ma che ce frega, ma che ce ’mporta, che tanto è già iniziata The Blackest Sun (quattro conigli per questa) ed il beat è morbido ed avvolgente. Spirali di fumo e battuta lenta, ci mettessero sopra Maxi Jazz dei Faithless a salmodiare farebbero sfracelli. Le corde degli strumenti stridono e sembra di vedere i serpenti uscire dalle ceste… veramente notevole. Ci vedrei ballare sopra Jay, il pusher dei film di Kevin Smith che voleva strafarsi di tranquillanti e fornicare come una scimmia ubriaca. Our Own Private Elsewhere rialza il ritmo farcendolo con dei suoni da videogioco arcade e la cassa dritta.

La chiusura è ruggente e spaziale con These Nights Wear Three Heads Five Arms and Ten Legs: il videogioco è entrato nello schema bonus, l’astronave schiva gli asteroidi e sotto battono tamburi preistorici, poi… di colpo, il tutto si ferma. Game over a questo giro, mentre ci sgranchiamo le membra, ordiniamo da bere e facciamo ripartire il sole nero, provando a capire se questo viaggio avrà fine oppure se siamo fermi e sarebbe meglio annusare il bicchiere, che il barman c’ha una faccia che ti raccomando…