ANDREA ROMEO – Need for Expression

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ANDREA ROMEO – Need For Expression
www.andrearomeomusic.com
A cura di Fango Bianco

Coniglio recensione 4

Sin dal titolo possiamo accorgerci della necessità di questo album.

Andrea Romeo ha preso a sé due validi collaboratori, Alessandro Carlozzo (dagli Airway) alla batteria e Nicola Manzan (Bologna Violenta) agli archi ed ha tenuto il resto per sé. Dalla composizione, agli arrangiamenti, alla produzione, al mix, al master. Un controllo dettagliato della sua espressione. Che si traduce in un impianto strumentale fortemente lirico. Forse non è l’aggettivo più consono ad un album interamente strumentale ma, andando a scavare nel suo significato (Per estens., di tutto ciò che è proprio della poesia lirica, o che ne ha i caratteri fondamentali, cioè calore d’affetto, rapimento fantastico, intensità di sentimenti, e sim.: -Treccani) possiamo invece capire quanto questo termine sia attinente al debutto del musicista e produttore trevigiano. Le nove tracce si susseguono creando uno stato d’animo introspettivo e catartico. L’album è il prodotto di una fotografia di un momento della vita dell’artista: come leggiamo nelle note di copertina infatti vuole essere “il risultato di un viaggio interiore ed esperienze emozionali tradotte in suono: il desiderio di fissare nel tempo un momento della vita.”

Il risultato è un viaggio strumentale e malinconico carico di un afflato invernale e candido, come folate di vento su un terreno innevato, nove tracce che abbracciano il sentimento del migliore rock strumentale (o del post-rock che dir si voglia) tramite la presenza del piano che, ombroso, carica i diversi movimenti con un’enfasi controllata e mai eccessiva. Un disco fortemente cinematografico, come la colonna sonora di un vecchio Super-8 sgranato ed in bianco e nero. Un viaggio interiore per Andrea che si trasforma in un viaggio esteriore per l’ascoltatore, preso come si è dalla voglia di caricare armi e bagagli in auto e partire con i finestrini abbassati ed il volume altissimo, nonostante all’esterno la temperatura sia prossima allo zero.

È una tensione ed un rilascio continuo nelle tracce, partendo da Heart che subito mette in tavola tutti gli ingredienti; con Asaki il ritmo rallenta e si fa sognante, potrebbe ricordare dei Blonde Redhead più romantici resi strumentali, senza che l’assenza di una voce implichi una perdita di comunicazione, che il messaggio passa naturalmente, per osmosi. Waves dice tutto fin dal titolo… il piano accompagna i rintocchi di chitarra e l’elettronica forma un substrato che intriga per il suo essere in secondo piano senza mai eccedere. Quale che si nota è infatti un senso della misura perfettamente calibrato. Con Path of Light siamo ormai fagocitati dal suono… le pulsazioni si sono abbassate e riusciamo a vederci dall’esterno, con la musica che è ormai la perfetta colonna sonora delle nostre azioni. Lucid Dream pulsa di battito lento, se sogno è sembra placido e freddo, colmo di ralenty e atmosfera a vergarci i visi di lacrime. Stars continua con una fioca luminosità ma è con il prossimo pezzo che Andrea si mette a nudo: Memories in Motion è forse il titolo più adatto alla sua musica, è un campo aperto in cui collegare le sinapsi e lasciarsi suggestionare, con gli archi che rimembrano classicismi d’antan e quel perenne senso di movimento, di fuga che aleggia nell’intero lavoro. In conclusione Another Day e New Season prospettano l’inizio di un altro lasso temporale, di un nuovo capitolo in una storia che si spera lunga e prolifica.

Cosa dire quindi di questo disco? Forse che è indicato a chi pensa che con la musica e la mente ci si possa emozionare ancora ed anche a chi non lo ha mai creduto, potrebbe seriamente cambiare idea.