BLACK FLUO – Billion Sands

 

Fango Bianco presenta:
BLACK FLUO

“Billion Sands” LP
Pulver und Asche Records
http://pulverundasche.bandcamp.com/album/billion-sands

Quello dei Black Fluo era un esordio che aspettavo incuriosito; cosa aspettarsi dall’insieme di musicisti, grafici, attori, performers in un full lenght?
Non avrei saputo dirlo e quello che mi ha assalito al primo ascolto è stata una graditissima sorpresa. Spendo inizialmente due parole sullo splendido packaging di Billion Sands, reo di dissimulare la propria presenza nell’opera. Un libro che non esiste, scomparendo sotto le nostre dita per poi, dal nulla, trasformarsi in musica.
Non è facile dire come sia la musica dei Black Fluo: evidente è invece come si presenti, vestita di gala dall’ottima resa audio, per cui si ringraziano Matteo Morello e Zeno Gabaglio al lavoro “dietro” i musicisti.
Poi di colpo siamo 50 anni indietro, guardando al 2000. Mi sembra di vederli, personaggi antichi con la testa al futuro.
Cosi è la musica… quieta ma con uno scarto di eleganza e tensione, plastica rigida. Sono sette pezzi, ognuno con vita propria.

La fin è un freddo, antico, asettico carillon.

Whisper è dizione anglosassone sulle pieghe nella NY dei ’60, con un John Cale che sorride dietro un angolo.

Death of a Sun entra nel Western; quello brutto e psicotropo, con l’orizzonte che si mischia alle allucinazioni, la musica entra nel cervello e crea cellule ansiogene.

Con Scarborough Fair siamo allo zenith: tutto è virato grigio, Simon, Garfunkel e la tradizione non sono mai stati così poco rassicuranti. Qui c’è ben altro: polvere, una sabbiatrice, Gerard Malanga che in un angolo muove la frusta e la voce che trasforma e si trasforma, da rigore a caldo battito. Ci si scalda parecchio ma gli aliti continuano a vedersi. La si vorrebbe lunga 40 minuti e violentata, a trasformarsi live nella loro We will fall. A coordinare il tutto è la voce di Adele Raes,  fantascienza dell’Est . Inquieto spettacolo.

Di Narcosia basta il titolo: tutto è ambiente retro reiterato, una fantascienza binaria ante litteram. Voce e suoni paralleli non si incontrano ma sono entrambi chiusi in ambienti claustrofobici.

Les Vagues Caleidoscopiques apre al rock e al ritmo umano, scostandosi lateralmente dal resto e preparandoci al finale, Caledonia, dove tutto si distrugge e dove i suoni sono luce che abbaglia in paesaggi desolati. Bianco che acceca e sfondi che non si tacciono, siano essi dietro le dune sabbiose o dentro la nostra testa.

Billion Sands è un disco compatto e già maturo, dove le immagini si susseguono riempiendo le pagine sempre più vuote del suo libro. Un gran bell’esordio per un gran bel progetto.