DEER – Biel drone clarinet
Lo Spazio O’ di Milano è nuovamente salvo dopo un forte aiuto economico della gente. Già, sono spazi culturali duri da tenere in piedi specialmente in un paese che lascia decadere i suoi magnifici monumenti e luoghi storici. Meno male che non ci sono solo politici e ricchi sfacciati, ma ci sono anche le persone che volentieri si muovono per far continuare realtà importanti nella diffusione della cultura indipendente e di qualità.
Ieri, sabato 8 giugno, siamo discesi nella infernale Milano a vedere i DEER, gruppo di Biel composto da Hans Koch, Christian Müller e Silber Ingold: tutti e tre clarinettisti e parte della scena sperimentale Biel/Bienne. L’evento è stato organizzato in collaborazione con la sede milanese dell’Istituto Svizzero di Roma, un organo elvetico che promuove dal 1947 lo scambio scientifico e culturale tra l’Italia e la Svizzera. Insomma, un luogo in cui ci si vuole bene, più che al confine in cui invece l’italiano viene ahimè insultato dall’orgoglio nazionalista.
L’evento gratuito, ci spiega l’organizzatrice, è un’eccezione in quanto l’Istituto oggi organizza piuttosto eventi nei propri spazi (Milano, Venezia, Roma), anche non prevalentemente elvetici.
Bene, immaginate che tornate indietro ai primi anni 10 del 1900, siete sul molo di una città importante con il vostro cappello. Immaginate un transcontinentale in arrivo, da lontano, la scia del fumo dai quattro camini che tocca il cielo. La nave emette un suono, uno solo, e con questo segnale si avvicina su una linea retta dritta verso di voi. L’intensità diventa più forte, il tono dell’arrivo imminente del monolito vi fa indietreggiare. La nave non si ferma quando entra nel porto e penetra la terra, la città tagliando tutto quello che si trova in mezzo al cammino. Siete immersi in una stratificazione di suoni prodotti dall’immenso taglio che con piccolissime variazioni vi risucchiano al suo interno. Poi la nave si ferma e il suono torna al suo stato iniziale.
Permettete la fantasticheria… Questo è circa cosa è successo quando la mia testa ha voluto cercare una immagine in cui proiettare i droni dei tre clarinettisti. Con una enorme quantità di pedalini e loop station hanno filtrato una singola nota che è andata stratificandosi fino a immergerci in quel piacevole tappeto sonoro che tanto caratterizza il mondo drone.
I DEER sono stati educati nella loro esecuzione. Noi ci aspettavamo magari più prepotenza, una suonata che portava l’orecchio umano all’esasperazione. Per chi ha visto Keiji Heino o Pain Jerk ne sa qualcosa. Ma non siamo in Giappone e pur rimanendo leggermente delusi dai freni applicati, abbiamo apprezzato la splendida conoscenza nell’ammaestrare gli strumenti e le sottilissime variazioni tonali.
Cari ticinesi, vi consigliamo lo Spazio O’.
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