Deison & Uggeri – In the other house ***°

 

Final Muzik / Old Bicycle Records / Oak / Loud! / Grey Sparkle

Coniglio recensione tre e mezzo

Solo dopo tre ascolti del disco ci accorgiamo che che nei titoli sono annotati i luoghi di una piccola casa, potrebbe essere un appartamento in una città come anche un luogo distaccato in un paesello anonimo. È proprio questo che traspare dal disco, sonorità che in qualche modo fluiscono attraverso abitazioni che compongono dei nuclei e agglomerati senza una precisa identità. Luoghi grigi e apparsi nell’arco dello scorrere insensibile del tempo. Chi ci abita non conta nulla, rimarrà lì per sempre o sarà passeggero. Poco importa.

Fessure, il primo brano del disco è il lento nascere di una presenza impaurita che col suo tempo si assembla attraverso l’intervento sottile e timido di un arco. Si passa a uno spazio più ampio in So Detached, una stanza principale riparata dalla pioggia ma che comunica leggera claustrofobia in cui si percepisce la fragilità delle strutture fisiche. La presenza è lì, si affaccia, inizia a sentirsi a casa. Un certo calore s’instaura con il terzo brano, Micro Drama, con minimali tocchi di pianoforte però mai lasciando l’illusione che una certa disperazione e ansia sono sempre presenti. Passando a Stasis, si entra in un ambiente più ritmato che raccoglie battiti di oggetti riverberati e suoni d’acqua. Worried Stagnation è un ritorno in un freddo perdersi, un freddo che entra nelle ossa. Sembra che pioggia, angosce e solitudine riescono ad affievolire con l’ultimo brano, Prelude – Largo, in cui un trombone offre un’aurora e un lungo risveglio mantenendo un sostrato di continua sonnolenza.

In the other house è un disco paradossalmente molto caldo e vicino, profondamente avvolgente ma con un retrogusto e una presenza cupa. Sembra che siano delle memorie di un benvenuto o di una ospitalità mai avvenuta.

Gwen.